per una teologia del quotidiano
di Costanza Miriano
Ci permettiamo di pubblicare un pezzo di Costanza Miriano - autrice del libro "Sposati e sii sottomessa" che tanto clamore, ma stranamente a distanza di oltre cinque anni dalla sua pubblicazione, ha suscitato recentemente in Spagna! - sicuri che non se ne avrà a male e nella certezza che possa essere un utile riflessione proprio in questi ultimi giorni dell'anno, buona lettura!
Per quanto io tenda a dismettere con una certa facilità il portamento regale - provate voi a tenere una condotta da alto lignaggio quando, per dire, una figlia divelle il tubo dello scarico in bagno facendo la lap dance e allaga la stanza e i vostri piedi muniti di collant nuovi e miracolosamente non bucati, sfoderati in via eccezionale per la riunione a scuola che dovrebbe iniziare dodici minuti fa – per quanto io dunque deponga spesso la compostezza e la pacatezza che la mia condizione comporterebbe, c’è una cosa che non posso dimenticare. Noi siamo di stirpe regale. Nostro padre è Dio. Lui è il re dei re. È re ma è padre. E non ha considerato un tesoro geloso la sua regalità, ma anzi vuole farci come lui.
Noi, dunque, siamo principi, e da principi possiamo, dobbiamo attraversare le cose della vita, sapendo che tutto è nostro, perché chi lo ha creato è uno di famiglia, e in famiglia, si sa, tutto è di tutti (a parte la Coca light, che è solo mia: con la scusa che ai bambini fa male riesco a preservarla, mentre per il resto da noi la proprietà privata, soprattutto dei genitori, non esiste: la palette Black dahlia di Estée Lauder si usa abitualmente per truccare la Barbie, per non parlare di iPad, iPod, iPhone e della riserva ex-segreta di cioccolatini per gli ospiti).
Per quanto io tenda a dismettere con una certa facilità il portamento regale - provate voi a tenere una condotta da alto lignaggio quando, per dire, una figlia divelle il tubo dello scarico in bagno facendo la lap dance e allaga la stanza e i vostri piedi muniti di collant nuovi e miracolosamente non bucati, sfoderati in via eccezionale per la riunione a scuola che dovrebbe iniziare dodici minuti fa – per quanto io dunque deponga spesso la compostezza e la pacatezza che la mia condizione comporterebbe, c’è una cosa che non posso dimenticare. Noi siamo di stirpe regale. Nostro padre è Dio. Lui è il re dei re. È re ma è padre. E non ha considerato un tesoro geloso la sua regalità, ma anzi vuole farci come lui.
Noi, dunque, siamo principi, e da principi possiamo, dobbiamo attraversare le cose della vita, sapendo che tutto è nostro, perché chi lo ha creato è uno di famiglia, e in famiglia, si sa, tutto è di tutti (a parte la Coca light, che è solo mia: con la scusa che ai bambini fa male riesco a preservarla, mentre per il resto da noi la proprietà privata, soprattutto dei genitori, non esiste: la palette Black dahlia di Estée Lauder si usa abitualmente per truccare la Barbie, per non parlare di iPad, iPod, iPhone e della riserva ex-segreta di cioccolatini per gli ospiti).











«È in momenti di trasformazione profonda che si può gettare più fecondo il seme cristiano. È in un periodo di trasformazione radicale come il nostro che san Benedetto con il suo semplice programma cristiano di preghiera e di lavoro gettò le basi di una nuova civiltà cristiana e divenne padre dell’Occidente». Così scriveva Vittorio Bachelet nel 1964, a Concilio Vaticano II ancora in corso. Cinque anni più tardi avrebbe condotto l’Associazione a compiere il passo coraggioso della scelta religiosa, che periodicamente, seguendo le vicende politiche, viene rimessa in discussione.

























Da 35 anni la Chiesa Italiana celebra la giornata nazionale per la vita nella celebrazione della Presentazione di Gesù al tempio; il tema che i vescovi hanno scelto, ‘generare la vita vince la crisi’, getta uno sguardo sulla situazione socio economica italiana e lancia una sfida per superare la crisi insieme, perché questi anni hanno messo a dura prova gli italiani. Fra questi le famiglie, specie se numerose. I vescovi scrivono che le comunità cristiane hanno una forte responsabilità di testimonianza e possono offrire occasione di speranza in molti modi. Quest’anno i vescovi sottolineano che sostenere la vita richiede un’azione di solidarietà. La fede evangelica si radica nella percezione che la vita è originata da un dono, salvata da un dono che ci permette di affrontarla liberi dagli eccessi dell’angoscia e della
disperazione. Ed il giorno precedente la Chiesa ha celebrato la 17^ giornata mondiale della vita consacrata con il messaggio ‘Testimoni e annunciatori della fede’: “In Cristo, ci riscopriamo amati da Dio, già consacrati a Lui mediante il battesimo, chiamati all’offerta
di noi stessi nell’amore, sostenuti dalla grazia dello Spirito. In Lui ritroviamo ogni giorno il senso della nostra vocazione e la gioia di essere discepoli e testimoni. 
Proseguendo sul cammino che la Chiesa ha intrapreso con i memorabili giorni del Concilio e che l'A.C. ha ricordato, insieme con tutta la comunità diocesana, lo scorso 11 ottobre 2012, si continua a riflettere sul bisogno di vivere una fede pienamente incarnata nella storia.
