domenica 28 ottobre 2018

Mi basta ciò che vedo

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo

Un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
No, io non chiederò altro segno. Mi bastano le cose che vedo. Non si chiede alla propria madre il biglietto da visita, uscendo dall'utero. Non ha bisogno di presentarsi a me mia madre, per spiegarmi chi era prima di me.
Così non chiedo nessun segno al mio Dio, presente nella sua creazione, immanente nelle cose e pur trascendente ad esse.
Semmai attenderò i suoi segni che non mi mancheranno per giudicare la mia ricerca, tenendo a mente una cosa molto importante, una specie di sine qua non nel rapporto col Trascendente: "se non diventerete come dei bambini non entrerete nel Regno".
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 322; 25 ottobre - Mi basta ciò che vedo)

domenica 21 ottobre 2018

Saziare la nostra sete

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo

Un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
La chiamata di Dio è continua: Egli chiama sempre!
Ma ci sono dei momenti caratteristici di questo appello divino, momento che noi segniamo nella memoria o sul tacuino e che non dimentichiamo più.[...]
La vocazione per l'uomo sulla terra è un momento di luce, è un improvviso chiarore nella notte, uno squarcio nella nebbia, una stella fra le nubi, il faro sul mare in tempesta.
Dopo la sua apparizione si sa da che parte andare. C'è qualcuno che si preoccupa di sapere il modo con cui il Signore parlò ad Abramo o a san Francesco. Vana preoccupazione: tanto non se ne saprà mai nulla. Dio appare a ciascuno secondo il modo adatto per far capire quel che vuole, e a Lui non mancano i mezzi. A Maria apparve con la figura dell'angelo, a Giuseppe parlò in sogno, a Mosé apparve nella fiamma inestinguibile, a Elia come brezza dolcissima dietro le spalle.
Ciò che conta è che parli, e che l'anima ascolti, capisca. [...]
La nostra fede poggia sulla certezza che Dio ci cerca, che rompe per primo il nostro isolamento per condurci là dove Lui vuole, per creare la nostra felicità, realizzare il nostro fine, saziare la nostra sete.
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 316; 19 ottobre - Essere amato)

domenica 14 ottobre 2018

La beatitudine della povertà

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo

L'appuntamento settimanale con la rubrica dedicata ai pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.

Cosa intendeva Gesù proponendoci la beatitudine della povertà? [...]
La risposta non è così facile, e più ci si ingolfa nella casistica, più si sente la retorica delle parole, più si ascoltano i fanatici che vorrebbero tutto rovesciare, più si torna a casa scontenti e senza pace. Il fatto è che sbagliamo strada e voremmo ottenere il frutto senza badare all'albero su cui deve nascere. La povertà, la divina povertà, sposa bella di Francesco è un frutto dolce e maturo, non la risposta a un problema. Ed è un frutto dolce che nasce su un albero ricettacolo di tutte le dolcezze: l'albero dell'amore.
E l'albero dell'amore non è l'albero della giustizia sociale (sovente lo è anche, ma non sempre), o l'albero della filantropia, o peggio ancora l'albero della testimonianza orgogliosa di chi vuol dimostrare di essereil migliore o il più generoso degli altri. L'albero dell'amore e l'albero dell'amore, e solo chi ama lo può capire e vivere la povertà evangelica.
Senza l'amore la povertà è una mutilazione, non una beatitudine. [...]
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 308; 11 ottobre - L'albero dell'amore)

domenica 7 ottobre 2018

Non basta cambiare le leggi ...

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo

Un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
Quando Francesco sentì l'appello del Vangelo non lo ascoltò per organizzare in Assisi una forza politica.
Lo ascoltò per amore, gratuitamente, per il Vangelo, senza contrapporsi al ricco, senza bisticciare con coloro che rimanevano ricchi, senza odio di classe, soprattutto.
La lotta sociale a quei tempi era molto viva e sentita, quasi come ai nostri giorni. Ovunque sorgevano gruppi di poverelli che predicavano sulla povertà della Chiesa e sul rinnovamento della società, ma le cose non cambiavano perché non cambiavano i cuori.
Quando un povero, un agitatore, diventava prepotente come i ricchi e si dimenticava dei suoi antichi compagni di miseria.
Sì, capitava allora proprio quel che capita oggi.
No, non basta cambiare le leggi, bisogna cambiare i cuori, perchè altrimenti, terminato il cammino della fatica sociale, ci si troverà come al principio, prepotenti, ricchi, sfruttatori di altri poveri. [...]
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 299; 2 ottobre - Cambiare i cuori)