Benedetto XVI saluta i fedeli per l'ultima volta in piazza San Pietro di Simone Baroncia
“In questo momento, c’è in me una grande fiducia,
perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza
della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto,
dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella
verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia… Cari
amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei
momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera
visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di
ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto,
non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!” In questo
modo papa Benedetto XVI inizia e conclude la sua ultima udienza a piazza San
Pietro davanti ad un immenso popolo accorso da tutto il mondo. I numeri parlano
chiaro… ma non solo, perché veramente è uno spettacolo vedere piazza San Pietro
e via della Conciliazione piena di gente giunta non solo per ascoltarlo, ma
soprattutto per sostenerlo e per fargli sentire una vicinanza di amore, tra i
molti giornalisti e telecameramen che cercano di cogliere nei volti dei
presenti un fermo immagine da immortalare tra tante bandiere.
Anche io ho deciso di essere a Roma a questo evento
e, confidando nella puntualità dei treni, parto da Tolentino alle ore 5,40, ma
più mi avvicino alla capitale più il ritardo aumenta, cosicché mi ritrovo alle
ore 10,30 invece che alle ore 9,50 alla stazione Termini. Prendo la
metropolitana e tra un servizio d’ordine che offre indicazioni precise per
agevolare il percorso, qualche romano si chiede il motivo di tale presenza
riprendendosi subito con l’affermazione: ‘il Papa se ne va’. Arrivo in piazza
San Pietro dalla parte dei Musei Vaticani, ma troppo tardi, perché stanno
cominciando a chiudere i varchi deviando i fedeli alcune centinaia di metri più
su. Pazientemente accenno ad una piccola corsa seguito da altri, ma i varchi
davanti a noi si chiudono come scatole cinesi, tantochè alla fine ‘sbottiamo’ e
supplichiamo gli agenti di farci entrare. Sono in via della Conciliazione e
corro verso piazza San Pietro. Il papa ha appena iniziato la sua catechesi.
Intorno a me tante persone pronte a immortalare il momento storico. Mi giro e
via della Conciliazione si è riempita di gente. Il papa ogni tanto è interrotto
da applausi e da diversi ‘W il Papa!’ Ogni tanto compaiono alcuni striscioni di
affetto: ‘Tu sei Pietro e noi i giovani’; un gruppo di scuola elementare ha
scritto: ‘Sarai sempre il nostro papà’… Ma è anche un tripudio di bandiere:
oltre a quelle italiane, ci sono quelle tedesche, francesi, spagnole,
argentine, brasiliane… ed anche cinesi.
Ci sono pure le bandiere dell’Azione Cattolica, che
ha ribadito il proprio grazie al Papa: “Il Santo Padre con la sua scelta ci ha
fatto comprendere che sempre, in ogni situazione, ci dobbiamo mettere in
ascolto di Dio e al suo servizio, con profondo senso di discernimento. Il
Signore, infatti, chiama sempre, non soltanto nel momento in cui si assumono
grandi responsabilità. Alla Chiesa, di cui finora è stato la guida, Benedetto
XVI continuerà a essere vicino con la preghiera e con intenso affetto. La sua è
dunque una lezione di stile, e di uno stile che è sostanza. Ci fa capire
l’importanza di saper lasciare ma per continuare, a partire da ciò che conta.
Ci invita a scoprire il Signore nella vita di ogni giorno, offrendo una
testimonianza di tensione alla santità. Quella di papa Benedetto XVI è la
lezione di una gioia umile, semplice ma profonda. La gioia umile con cui i
credenti, sia pure nelle difficoltà, testimoniano la fede in ogni ambiente di
vita”.
Ci si avvia verso le conclusioni ed il Papa
risponde ad alcuni saluti in tutte lingue, persino in arabo; salutando i
pellegrini italiani il Papa afferma: “Cari amici, grazie per questi otto anni
tra di voi e vi ringrazio per la vostra partecipazione così numerosa a questo
incontro, come pure per il vostro affetto e per la gioia della vostra fede.
Sono sentimenti che ricambio cordialmente, assicurando la mia preghiera per voi
qui presenti, per le vostre famiglie, per le persone a voi care, per la cara
Italia e Roma. Il mio pensiero si rivolge, infine, ai giovani, ai malati e agli
sposi novelli. Il Signore riempia del suo amore il cuore di ciascuno di voi,
cari giovani, perché siate pronti a seguirlo con entusiasmo; sostenga voi, cari
malati, perché accettiate con serenità il peso della sofferenza; e guidi voi,
cari sposi novelli, perché facciate crescere le vostre famiglie nella santità”.
Conclusi i saluti invita a recitare, nel segno
della comunione ecclesiale, la preghiera del Padre Nostro in latino, impartendo
la benedizione da portare ai bambini ed ai propri cari. Il papa monta sulla
papamobile e nessuno si muove aspettando che faccia l’ultimo giro della piazza.
Ma inesorabilmente e gentilmente i volontari invitano i fedeli a lasciare la piazza.
Ed allora i giornalisti iniziano la ‘caccia’ ai fedeli o ai vescovi e cardinali
per cogliere le loro emozioni od opinioni. Insomma è una marea di lingue, ma
non c’è confusione, come la Pentecoste degli Apostoli. Tendendo l’orecchio per
carpire qualche riflessione o testimonianza interessante, riesco a carpire una
riflessione di alcuni amici, che riflettono sul gesto del Papa, definendolo
grandioso e coraggioso, perché in linea con il Concilio Vaticano II, che aveva
messo un limite di età per i vescovi. Uno di loro ha frequentato la scuola di
Barbiana di don Lorenzo Milani ed afferma che il Papa, con questo gesto, ha
fatto un grande gesto di umiltà ed incomincia a parlare della difesa dei poveri
da parte di don Milani e del coraggio di papa Giovanni XXIII e di papa Paolo VI.
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