domenica 27 marzo 2022

Ogni atto umano

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo.

foto di Federico Canullo - Museo Archeologico Villa Giulia

Ancora un appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.

Nazareth. Qual è la lezione che ci dà Dio nel mistero di Nazareth? Vediamo il fatto in sé. Il Verbo Incarnato per trent'anni vive la vita più comune che dir si possa. Nulla da Lui è fatto per variare gli eventi o cambiare  una situazione.
Che significa tuttociò?
Significa che ogni della vita umana contiene in sé la possibilità di una perfezione totale. Se Dio fatto uomo ha potuto esprimere attraverso la sua vita comune la perfezione assoluta della Sua interiorità, ciò significa che ogni atto umano, il più nsiginificante, il più abitudinario contiene in sé la disponibilità per una totale offerta a Dio. La cosa è molto importante per noi abituati a pensare che solo i fatti eccezionali valgono, a noi orgogliosi e tesi sempre verso lo straordinario nella vita.
 
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 99; 26 marzo - Tutto è possibile) 

domenica 20 marzo 2022

Il sapore delle cose buone

Conclusa l'esperienza degli Esercizi Spirituali 2022

(Sul blog della formazione disponibili i video del giovedì, venerdì, sabato mattino e sabato pomeriggio!!)
Con l'invito a partecipare alla celebrazione eucaristica nella propria parrocchia, portando una intenzione di preghiera particolare frutto delle riflessioni fatte nei giorni precedenti, si conclude l'esperienza degli Esercizi Spirituali 2022.
Sono stati  momenti intensi, vissuti con uno stile a metà tra il tradizionale appuntamento di spiritualità in presenza e le proposte online sperimentate negli ultimi due anni di pandemia, consentendo così anche a chi, per lontananza o impossibilità fisica, non è riuscito a venire alla parrocchia Buon Pastore di Macerata una partecipazione attiva.
Il grande numero di contatti, specialmente nei dopocena di giovedì e venerdì, hanno fornito la prova più convincente della bontà della scelta effettuata dall'equipe adulti di AC che, a nome di tutta la presidenza diocesana, si è assunta il compito di organizzare e guidare l'esperienza.
La gratitudine più sentita e profonda a quanti hanno voluto fornire un contributo alla buona riuscita della proposta.
Innanzitutto ai sette autori delle storie che hanno fornito la pista di preparazione nella settimana precedente: Santa Cioci, Giancarlo Cartechini, Daniela Meschini, Sabrina Monteverde, Eugenio Lampacrescia, Daniele Garbuglia, Lucia Tancredi; poi al nostro assistente adulti, don Egidio Tittarelli, che ha saputo declinare la sua sperimentata capacità di "spezzare la Parola" sui social nelle particolari condizioni della proposta.
Quindi ai testimoni chiamati a raccontare la propria esperienza di "sguardo" nelle quattro tappe vissute: Maria Giovanna Varagona, Laura Giombetti, Marco Tartari e Sandra Carassai.
Ancora all'amico prof. Stefano D'Amico capace, come sempre d'altronde, di restituire una lettura "spirituale" delle opere d'arte a puntuale e significativo commento dei brani evangelici meditati.
Infine un grazie alla dedizione ed all'impegno di Francesca Pagnanelli, vicepresidente diocesano adulti, che ha messo a disposizione dell'associazione le sue innegibili doti professionali di gestione ed  organizzazione di eventi formativi.
Ma soprattutto un grazie a tutti quanti hanno voluto partecipare, in qualsiasi misura, all'iniziativa, scegliendo di rispondere con la preghiera e la vicinanza fisica e spirituale al drammatico appello di pace che viene in questo momento non solo dall'Ucraina, regalandosi e regalando a tutta l'associazione un momento che ha saputo lasciare in ciascuno il gusto delle cose buone.

Confidare in Dio

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo.

foto di Federico Canullo

Un nuovo appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.

Confidare in Dio è porre nella sua mano invincibile tutte le cose.
È credere che il cosmo è dominato inesorabilmente dal suo potere creativo.
Se maledico la pioggia che mi bagna o il freddo che mi gela le dita, se mi dispero perché sono diventato vecchio o per una malattia che mi fa soffrire, non entrerò mai nel mistero di Dio.
Se non so leggere il chiarore delle stelle o se passo frettoloso davanti al mare senza accorgermene, non capisco il mistero di Dio.
Se mi lamento di tutto, se trovo gli uomini noiosi, se mi arrabbio perché la minestra è cattiva, se urlo perché i bambini giocano in giardino, se faccio il viso duro a chi batte alla porta sono un uomo vecchio che non sa più dire nulla.
Confidare in Dio.
Accettare il reale.
Accettarlo come volontà salvifica di Dio su di me.
Accettarlo per trasformarlo con l'amore e la pazienza.

(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 95; 22 marzo - Confidare in Dio)

giovedì 17 marzo 2022

Una storia in attesa

Un editoriale del 2019 che è quasi il testamento spirituale di don Luigi.


Uno degli argomenti da sempre a cuore al nostro assistente unitario, che abbiamo salutato stamattina alle 10:00 in una chiesa dell'Immacolata a Macerata piena come non mai, è la questione del laicato: convinto che il futuro della Chiesa passi per un laicato maturo e creativo, don Luigi ha più volte ammonito contro i rischi del clericalismo strisciante che annacqua l'indispensabile e generativa presenza ecllesiale nella società.
L'editoriale tratto da EmmeTV del 13 marzo 2019 riassume così bene il suo pensiero su questo tema da costituire quasi un testimento spirituale, il lascito più prezioso alle "sue" Azione Cattolica e FUCI; talmente bello e significativo che tutti noi non vediamo l'ora di metterlo a frutto.

Ogni giorno aprendo i giornali (per chi ancora li legge!) si "ascoltano" tante voci che ci chiamano e scuotono il nostro torpore.
Mi sorge una domanda! Quanto tempo, energie, risorse, entusiasmi impegnati spesso solamente all'ombra rassicurante dei campanili (o delle comunità e dei gruppi). E passi per quelli che sono gratificati dal farlo.
Anche se dovrebbe suonare come un campanello d'allarme nel rilevare appagamenti e giustificazioni: perché se io sono e sto in una comunità o in un gruppo perché mi appaga e mi gratifica, sono e sto lì PER ME e non per il Vangelo.
Il che spiega, da solo, una bella fetta di incomprensioni, dinamiche bacate, rivalità, cordate etc. etc, tutte quelle situazioni che provocano dei mal di pancia e paturnie che serpeggiano dalle parrocchie ai movimenti. Il richiamo del "recinto" resta fortissimo, esclusivo.
Se poi passiamo dai gruppi per esempio agli "intellettuali", ai giornalisti, agli opinion maker o come vogliamo chiamarli, la situazione resta immutata. Si procede per schieramenti predefiniti (progressisti/conservatori per dire).
La risultante qua! è di tutto questo? La situazione l'abbiamo tutti i giorni sotto il naso. Un laicato cattolico spesso autoreferenziale, autocentrico, istericamente fissato sulle proprie questioni di lana caprina, incapace fondamentalmente di incidere sul resto del mondo e sulla realtà che li circonda.
Spesso creiamo polemiche nel 90% dei casi solo su polemiche e tempeste in bicchieri d'acqua.
Spesso la comunità cristiana sembra una riserva indiana minacciata dalla sua influenza e dalla sua irrilevanza, li che non autorizza i piagnoni a versare lacrime per il mondo cinico e baro che ci emargina, ci isola, ci sbeffeggia e ci ignora.
I responsabili siamo noi che ci siamo isolati e ci rendiamo in pratica ignorati dagli altri. Poco male, dico io. Se non fosse che noi, i cristiani, non siamo qui per contarci, fare gruppo, difendere valori, occupare posizioni, riscuotere rendite relative, pesare ed avere voci in capitolo sulle leggi...
Noi siamo qui perché Qualcuno ci ha piazzato gli occhi addosso, ci ha scelto e ci ha mandato.
A chi?
Agli "ALTRI".

mercoledì 16 marzo 2022

Sguardi che amano -1

Il conto alla rovescia per l'inizio degli Esercizi Spirituali 2022


Il percorso di avvicinamento agli Esercizi Spirituali 2022 , con le meditazioni di don Egidio Tittarelli, è scandito da una canzone e da una storia ogni giorno.
La canzone di oggi è "Fiamme negli occhi" di Coma Cose mentre la storia che ci accompagna è un brano originale di Lucia Tancredi, che ringraziamo della collaborazione.
Per ricevere l'invito ai collegamenti on line si può
accedere al seguente link per iscriversi.

Iahvè è un dio geloso che possiede un’unica figlia: la Torah. È lei che salda le giunture del cielo tenendo quanto è squadernato in un unico volume. Iavhvè guarda la Torah e compie l’arte del mondo. Poi è preso dall’esca d’amore e il sesto giorno crea Adamo. Lo guarda e ritrova un’aria di famiglia. Ma Iahvé è un dio geloso che non si mostra: chi chiede un segno è colui che non sa riconoscerlo.
Così fanno le donne straniere che creano idoli di terra. Se gli uomini cominciassero a fidarsi delle cose che vedono non cercherebbero più Dio, la bellezza delle donne e i loro idoli diventerebbero trappole per i piedi.
Eppure Iahvè, nel suo geloso amore, tradisce il segreto.
Quando nel deserto ululante manda i serpenti contro il suo popolo duro di cervice, poi dice a Mosè: “Fatti un serpente di bronzo e posalo sopra un’asta: chiunque sarà stato morso e lo vedrà vivrà”.
L’immagine salva il popolo che guarda. Nel Vangelo di Giovanni Gesù dice a Nicodemo: “E così come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così si deve innalzare il Figlio dell’Uomo, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna.”
Nella solitudine belante delle groppe del Subasio, Francesco si dispera perché la vita è perduta.
Entra nella chiesa diruta di San Damiano e si sente guardato. È il Cristo innalzato come il serpente sull’asta della croce, con le braccia aperte ad angelo. Lo guarda dalle mandorle degli occhi e glidice: “Guardati, salvati in me”. Francesco abbraccia l’idolo a sua immagine ed esce dal mondo.

martedì 15 marzo 2022

Sguardi che sperano - 2

Il conto alla rovescia per l'inizio degli Esercizi Spirituali 2022


Il percorso di avvicinamento agli Esercizi Spirituali 2022 , con le meditazioni di don Egidio Tittarelli, è scandito da una canzone e da una storia ogni giorno.
La canzone di oggi è "Futura" di Lucio Dalla, mentre la storia che ci accompagna è un brano originale di Daniele Garbuglia, che ringraziamo della collaborazione.
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Oggi è sabato 19 febbraio. È mattino e fuori c’è il sole mentre sto scrivendo queste righe dopo aver riflettuto a lungo, nei giorni scorsi, sul tema dello sguardo. Non è facile dire qualcosa. Mi sono imbattuto però in una poesia del 1974 di Philip Larkin, Gli alberi. 

Gli alberi stanno mettendo le foglie
come qualcosa che è stato già detto;
i germogli recenti sbocciano e si diffondono,
il loro verde è una forma di dolore. 

È che sono nati di nuovo
E noi invecchiamo? No, anch’essi muoiono.
Il loro trucco annuale di apparire nuovi
è scritto giù nei cerchi del tronco. 

Eppure si dibattono, castelli inquieti
di nuovo grandi e folti a ogni maggio.
L’anno vecchio è morto, sembrano dire,
si comincia di nuovo, di nuovo, di nuovo. 

Rispetto alla complessità del tema dello sguardo questi versi non spiegano nulla, ma la parola poetica dice ciò che non riusciamo a dire in altro modo. Quando leggiamo una poesia, ci predisponiamo all’accadere di qualcosa. Lì, qualcosa, accade. Qualcosa di unico che può accadere solo in quel momento: chi legge consente alla parola di esistere, la dispone alla sua apertura. Le consente di incamminarsi verso il suo senso. Qualcosa di simile, semplificando, accade nella fisica quantistica: il mondo esiste perché c’è chi lo osserva.
Il mondo è bello ma indicibile, ecco perché abbiamo bisogno della poesia. Ed ecco perché abbiamo bisogno di uno sguardo che possa contemplarlo. Di avviarci verso questo sguardo. Andare verso una chiarezza di visione: è questo l’esercizio da fare. “Il problema non è ciò che si guarda, ma ciò che si vede” scrive Henry David Thoreau nel suo diario.
I germogli spuntano sugli alberi, e nella forma di dolore di cui fanno memoria, si annida la possibilità di uno sguardo rivolto a un altrove, un dopo.
Oggi è sabato 19 febbraio. È sera e la nebbia confonde e ammanta le cose fuori dalla finestra. Un bagliore sopra i tetti del condominio di fronte, forse una luna.

lunedì 14 marzo 2022

Ciao don Luigi

Il ricordo grato dell'Azione Cattolica diocesana al suo assistente unitario.


Come un fulmine a ciel sereno la notizia della morte di don Luigi Taliani ha pervaso le chat ed i social media dell'associazione! Messaggi tristi e increduli si sono rincorsi nelle ultime ore cercando quasi un'impossibile smentita che, ovviamente, non c'è stata.
Nei ricordi personali di chi scrive don Luigi ha rappresentato l'amore della Chiesa per l'Azione Cattolica: una presenza paterna, tenera e rude allo stesso tempo, ma sempre disponibile, a volte anche sopra le forze.
Per la nostra chiesa locale è stato sicuramente l'interprete più fedele di una lettura sapiente e profetica della realtà, con l'innegabile lucida capacità, riconosciutagli da tutti, di saper guardare sempre oltre l'immediato ed il contingente.
Sentimenti di profonda gratitudine per il servizio prestato con amore e passione all'A.C., alla F.U.C.I. e ai media diocesani, si alternano, in questi primi momenti, al rammarico per la perdita, soprattutto, di un amico ma anche al desiderio di far fruttificare i tanti germi di novità e le brucianti intuizioni che generosamente ha donato a tutta la chiesa diocesana.
Ciao don Luigi!

Sguardi che soffrono - 3

Il conto alla rovescia per l'inizio degli Esercizi Spirituali 2022


Il percorso di avvicinamento agli Esercizi Spirituali 2022 , con le meditazioni di don Egidio Tittarelli, è scandito da una canzone e da una storia ogni giorno.
La canzone di oggi è "Generale" di Francesco De Gregori, mentre la storia che ci accompagna e la poesia sono brani originali di Eugenio Lampacrescia, che ringraziamo della collaborazione.
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Quando si ammala una persona in una famiglia, non sta male solo il singolo soggetto portatore del problema, ma tutto l’insieme. E se non si sostiene in primis la famiglia, come raramente capita, cosa succede?
La storia di sofferenza e speranza è quella di una famiglia giovane che dopo diversi anni di attesa di un figlio che non arrivava, si trovano con un bambino disabile. Scatta la richiesta di aiuto da parte della pediatra che indica un centro privato di sua fiducia, visti anche i tempi lunghi del servizio pubblico.
Tempi lunghi e assenza di contatto nonostante la disponibilità data. Quasi due anni persi su questioni di principio e a distanza dal bambino e dalla famiglia. Per fortuna che, nonostante questi cavilli, il lavoro è andato avanti. La mamma dice più volte: “Ogni giorno mi rimandano solo le cose che non sa fare. Oppure se una cosa si realizza, subito c’è un però…”.
Non diversa la fatica con la scuola che non raccoglie la disponibilità data di collaborare con il centro che segue il bambino e la famiglia. Fino alla decisione dei genitori di cambiare scuola.
Come per incanto un miglioramento significativo del bambino. La mamma si riprende dopo essere stata seguita e coinvolta in prima persona nel trattamento di continuità proposto e ostacolato per due anni, attraverso assenze, intralci, cavilli e sostanziale indisponibilità. ” Ora mio figlio è felice e accolto e se sta bene lui anche noi stiamo bene”. Si diradano così le sedute di sostegno con la mamma e il papà. Si comincia a collaborare.
Una poesia spiega bene, come metafora, questa assurda situazione affrontata solo con la disponibilità e un lavoro fatto anzitutto per amore. Recuperando le energie ed anche l’amore pieno dei genitori e persino i loro contatti sociali che, con un bambino così, non sono proprio facili, perché la gente e persino gli amici si distanziano. E se qualcuno nel lavoro terapeutico si ricorda di questo, gli sguardi che soffrono possono diventare sguardi di speranza.

IL BAMBINO NELLA LUNA
Sguardo perso nel vuoto
nella fatica di un contatto.
Guardavi fisso e solo
l’angolo in alto
tra muri e soffitto. 

Incrocio di sguardi ciechi
tra una fortezza vuota
e un desiderio materno
inespresso e dolente.
La parola assente e inutile. 

Poi, un passo per volta,
sguardo reciproco e fuggente,
e corpi che contengono e contenuti
Esprimendo rabbia del desiderio
e desiderio nella rabbia.
Chi comanda?
Chi è il più forte?
Chi sono io?
Dì mamma! Dì Mamma!
Infine l'attesa bisillaba
nel dolore dell’uscita
dalla torre di avorio. 

Il desiderio fa miracoli.
Non desiderare è morte reciproca.
Poi desiderio anche per te.
Arriva, lieve e deciso.
Lo sguardo condiviso,
i corpi che si toccano
Ricordi il primo girotondo insieme?
I giochi maschi con papà?
La ferma e pretenziosa tenerezza di mamma?
I sorrisi di loro quando li riconosci?
Così si sentono necessari.
Nasce un loop di relazione.

E poi cerchi, indichi, chiami
col corpo e coi suoni.
Sorridi e piangi.
Dici sì e no. Molti no.
Esprimi così desideri e volontà.
No è la strada obbligata per il sì. 

Altro che regoline perse!
Per quelli sempre pronti al non.
Perso è chi non si accorge che rinasci.
Ogni giorno che viene. 

Per quelli che credono l’IO
solo come grammatica e didattica.
Invece, per te, è dire e dirti che esisti.
Dove riconosci un TU nasce l’IO.
E l’hai detto.
Finalmente. 

Ancora scappi, urli,
talvolta ti incanti.
Non parli e comunichi.
Supereremo anche questo.
Ti diamo e ci diamo fiducia.
Soprattutto siamo testardi.
Più oppositivi di te. 

I ciechi, quelli veri, non desiderano.
Non vedono pur avendo occhi.
Si trincerano in numeri da percentili.
Perdono persone e relazioni.
E magari sono pure fieri
del presuntuoso sapere.
Delle tenute e volute distanze
e dell’abbandono prodotto. 

Non possono educare.
Mancano di speranza e serenità.
Dovrebbero contare il pallottoliere.
E magari spostarsi.

domenica 13 marzo 2022

Sguardi che curano - 4

Il conto alla rovescia per l'inizio degli Esercizi Spirituali 2022


Il percorso di avvicinamento agli Esercizi Spirituali 2022 , con le meditazioni di don Egidio Tittarelli, è scandito da una canzone e da una storia ogni giorno.
La canzone di oggi è "La cura" di Franco Battiato, mentre la storia che ci accompagna è un brano originale di Sabrina Monteverde, che ringraziamo della collaborazione.
Per ricevere l'invito ai collegamenti on line si può
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Ho incontrato un uomo speciale nel cammino della mia vita. Di lui ricordo nitidamente le mani, morbide e calde, e lo sguardo tenero e rassicurante.
Avevo dodici anni, quando il destino mi ha fatto affrontare una prova di coraggio. Un piccolo intervento, una cosa da niente. Io e mamma, come sempre sole. Neanche quella circostanza era servita a far riavvicinare chi così tanto mi mancava, mio padre.
Il luogo, una clinica elegante della città, con porte a vetro e divanetti colorati in ogni angolo, piante a foglia larga e luminose stanze, con aria di nuovo e di pulito: Villalba.
Ho sofferto l’attesa della visita dal chirurgo e, quando si è aperta la porta dello studio, ecco un omone alto circa uno e ottantacinque, molto robusto, con il viso liscio e ovale, inforcava occhiali spessi e dorati, ma gli occhi e lo sguardo mi hanno subito accolto, come se vedesse oltre, dentro, nel profondo dei miei pensieri.
Parlava con dolcezza, tono di voce pacato, calmo, faceva pause e misurava le parole, comprensivo ed estremamente rassicurante. Non ero una paziente, mi parlava proprio come se gli importasse di me, mi stava aiutando, quello di cui avevo bisogno: aiuto! Sono stata ricoverata solo pochi giorni, dei quali ricordo l’odore del disinfettante, il colore della mia vestaglietta glicine in ciniglia, e la camera a tre letti a sinistra, in fondo al corridoio.
Non riesco però assolutamente a fare memoria di come un giorno io abbia fatto, in una delle visite del medico, in camera, a vuotargli addosso tutta la mia tristezza e il dolore, non per il piccolo taglietto che mi aveva praticato, ma per la profonda lacerazione che sentivo nell’essere stata abbandonata da mio padre.
A pensarci bene, ma che cosa poteva importare a lui……e invece che dolcezza nel suo sguardo, mi ha guardata, come se volesse dirmi: ” Finalmente ce l’hai fatta, lo sapevo che dovevi raccontarmi qualcosa”.
Si è seduto in fondo al letto, i suoi non erano occhi di giudizio e all’improvviso mi ha detto: ”Ti voglio raccontare un segreto. Sai, mia moglie ha avuto una storia come la tua; solo pochi anni fa, all’età di quarant’anni, dopo tante sofferenze ha espresso il desiderio di incontrare suo padre e io l’ho accompagnata”.
Le sue parole come una promessa per il futuro! Ho pensato che avrei potuto farcela se avessi incontrato un uomo come quello! Il destino forse per me aveva in serbo qualcosa di grande: il perdono e la riconciliazione!
Da allora se ripenso al Dott. Mirabile, non posso non ricordare la sua anima nobile, il suo sguardo di cura per ciascuno e tutti i suoi pazienti. Gli ho voluto bene.

Verrà all'improvviso

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo.

Torna l'appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.

foto di Federico Canullo

Il tutto incominciò quel giorno in cui in una fetta di deserto, nella solitudine del Sahara, sognai di essere schiacciato da un gran masso di granito sotto il quale mi ero addormentato per riposare.
Fui condotto dinanzi al giudizio di Dio, e fui giudicato sull'amore: nient'altro.Una coperta negata ad un povero mi spedì in purgatorio e là capii che per uscirne avrei dovuto fare un atto di amore perfetto cioé un atto della stessa natura dell'amore di Gesù.
Non mi sentii capace. [...]
Non sono capace di perfetto amore, non ho la forza di seguire Gesù sul Calvario.
Ma è possibile che io mi senta capace? E se mi sentissi capaci, se mi sentissi forte, non sarei forse peggiore di quel che sono? [...]
Se dipenderà solo da me non sarò mai capace! 
Deve compiersi un fatto, un passaggio; deve scoccare un lampo, deve venire qualcuno, deve prodursi qualcosa onde... divenire capace.
Ma io non potrò mai scoprirlo, mai anticiparlo, mai prevederlo!
Devo solo attendere pregando, amando, piangendo, supplicando.
Questa è la posizione dell'uomo sulla terra.
Dio, che è Dio dell'impossibile, verrà all'improvviso e toccando la mia anima mi renderà capace di seguirlo là dove lui ha stabilito di condurmi, come il ladrone in quel pomeriggio del venerdì santo.

(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 83; 10 marzo - Attendere)

sabato 12 marzo 2022

Sguardi che incontrano - 5

Il conto alla rovescia per l'inizio degli Esercizi Spirituali 2022


Il percorso di avvicinamento agli Esercizi Spirituali 2022 , con le meditazioni di don Egidio Tittarelli, è scandito da una canzone e da una storia ogni giorno.
La canzone di oggi è "Questione di sguardi" cantata da Paola Turci, mentre la storia che ci accompagna è un brano originale di Daniela Meschini, che ringraziamo della collaborazione.
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Era troppo meticoloso, guardava tutto quel cibo esposto nel self service ormai diventata l’altra casa dopo la morte della sua amata Marta. I figli lontani per lavoro. L’anziano ragioniere chiede qualche spiegazione rispetto ad un piatto che non gli appariva affatto fresco. La risposta acida dell’inserviente lo gela. Decide di prendere un’altra pietanza e poi silenziosamente si siede in uno dei tavoli liberi. Lo sguardo vuoto, perso nel nulla. Lui era abituato alla tavola calda perché l’aveva nella ditta dove lavorava ma al tavolo era sempre circondato dai colleghi e quello era un momento di scambi di vita familiare, di piccole gioie e grandi soddisfazioni da condividere con loro. Erano anni, quelli, di grande entusiasmo, si stava dentro a quel periodo che verrà definito il boom economico. Quanto sono lontani quei giorni e sembrano secoli che Marta lo ha lasciato e lei gli ha lasciato un vuoto difficile da superare. Che belli i giorni con lei. Tutti, anche quelli dove ci si teneva il broncio, quelli dove le parole di troppo volavano nell’aria e ferivano. Tutto ora per Umberto o, come lo chiamavano, il “Sor Umberto” aveva un altro sapore. Recuperava qualsiasi briciola di ricordo che si rivestiva di luce magica e lo faceva sprofondare ancora di più nella tristezza e nella malinconia. Guardava quella pasta che aveva scelto e lentamente ne portava un boccone alla bocca masticando svogliatamente. Aveva un sapore insipido o forse lui era abituato troppo bene. La domenica Marta sfaccendava già dal mattino presto, che poi anche lei il lunedì doveva tornare a lavorare. Lui la ricorda di corsa tra una lavatrice e la pulizia del bagno e poi concentrata in cucina da dove gli odori inondavano la casa. Quelle penne lisce condite con troppo olio proprio non gli vanno giù, si sforza perché qualcosa deve pur mangiare ma non può non ripensare a quando trovava fumante sulla tavola un piatto di spaghetti all’amatriciana o una bella carbonara, la sua preferita. Si guarda intorno e in ogni tavolo c’è un anziano come lui. Soli e distanziati come vuole questo tempo tristissimo. Fino a quando non è arrivata questa maledetta Pandemia se ne andava al Circolo del quartiere e tra una partita di carte, una discussione sulla politica e un racconto dei tempi giovanili le ore scorrevano, restava il vuoto e la solitudine della sera quando si metteva a letto e non sentiva più il calore del corpo della sua sposa e il freddo dei suoi piedi che cercava di riscaldare tra le sue gambe. Umberto ha da tempo fatto tutte e tre le dosi di vaccino ma ha paura, paura di finire intubato, paura di morire con la fame d’aria, paura di andarsene da solo. Teme il dover soffrire, morire senza la mano forte del figlio o lo sguardo dolce di quella figlia tanto simile alla sua Marta. Ama la vita ma senza più gli occhi dolci della sua sposa, senza le sue attenzioni, senza di lei tutto gli sembra amaro.
Si alza lentamente, lascia sul tavolo il vassoio e va verso il bar per ordinare il caffè e mentre è lì sente una voce profonda che lo chiama Umberto, che bello vederti dopo tanto tempo! Si gira e riconosce, malgrado la mascherina, Luciano. Il fisico appesantito e i capelli radi e bianchi non riescono però a nascondere la vivacità degli occhi verdi e profondi. Luciano, l’amico del cuore, quello a cui per primo aveva parlato di Marta, che conosceva le sue debolezze, quello con cui per anni ha condiviso la scuola, la vita di quartiere, gli allenamenti al campetto dell’oratorio. Era stato anche il suo testimone di nozze. Luciano poi aveva vinto un concorso a Milano e se ne era andato e loro si erano persi, erano passati tanti anni. Senza parlare si guardano e i loro occhi umidi parlano per loro, si siedono di lato e sopra un tavolino sgangherato appoggiano le tazzine. Come ruscelli impetuosi si scambiano le loro storie, mentre scorrono i racconti delle loro vite i loro occhi mostrano commozione e poi serenità. Escono insieme sottobraccio, appoggiandosi l’uno all’altro mentre parlano ancora e si guardano con una rinnovata speranza nel cuore. La speranza che quell’antica amicizia ritrovata per caso li accompagni verso una strada inattesa dove ci si posa sentire meno soli.

venerdì 11 marzo 2022

Sguardi che accolgono - 6

Il conto alla rovescia per l'inizio degli Esercizi Spirituali 2022


Il percorso di avvicinamento agli Esercizi Spirituali 2022 , con le meditazioni di don Egidio Tittarelli, è scandito da una canzone e da una storia ogni giorno.
La canzone di oggi è "Fragili" cantata da Club Dogo ft. Arisa, mentre la storia che ci accompagna è un brano originale di Giancarlo Cartechini, che ringraziamo della collaborazione.
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Alla fine, sono uscito di casa. Stordito da una giornata di lavoro intenso, poco smart. Telefonate, e-mail da smaltire, urgenze abituate a sgomitare. Stordito da pensieri sottotraccia. Un ronzio dissonante e fastidioso che mi ha assillato, almeno fino a quando non ho deciso di prendermene cura. Sono rimasto in attesa, ho ascoltato quello che aveva da dirmi. Ho ringraziato. Forse è proprio vero che bisogna imparare a stare di fronte a se stessi. Semplicemente stare. Riconoscere di essere un vasto mare, e accettare la navigazione. 
Il primo sguardo accogliente lo dobbiamo riservare alla nostra interiorità. Perché, ad osservarci bene, ospitiamo un groviglio di contraddizioni che nessun pensiero analitico potrà mai sciogliere: siamo generosi, diffidenti, credenti, scettici, vigliacchi, visionari, misericordiosi. Uno sguardo accogliente è come un respiro leggero: sorride ed inspira. Espira, lascia andare. Non è predatorio, non trattiene. Non giudica. Si prende cura. Rifugge dalla logica binaria che caratterizza gli algoritmi: acceso/spento, on/off, amico/nemico. Una logica impoverita, tipica del nostro tempo: quante volte l’abbiamo vista all’opera, questa attitudine da maschi alfa, pronta a replicare se stessa fino a diventare una chiave interpretativa della realtà… Gli adulti sono fragili – ammonisce lo scrittore Gianni Biondillo – le scorciatoie hanno preso il sopravvento alla progettazione del futuro. Basta mettere un like, mai un pensiero complesso. 
Penso a queste cose mentre osservo il profilo dei Sibillini innevati, oltre le case, oltre le colline. 
Poi lo sguardo si posa su un nido caduto a terra, ai bordi del marciapiede. Un rifugio accogliente, poco più grande di un pugno. Muschio secco, foglie, terra, aghi di pino, pezzi di corteccia, bacche minuscole, brandelli di plastica blu, piccoli rami. Materiale intrecciato a regola d’arte. Con quanta abilità? Con quanta pazienza? Siamo circondati da forme di vita evolute, sé intelligenti che abitano in mezzo a noi. Le foreste pensano, si è spinto ad affermare un antropologo. 
Raccolgo il nido con delicatezza, lo porto a casa. Lo deposito tra i rami ancora spogli dell’ibisco. 
Che qualche passero, o una coppia di pettirossi, lo adotti per deporvi le uova, non dipende da me. Però ho fatto la mia parte, ed è questo ciò che conta: coltivare uno sguardo accogliente o, come dice Armando Bonaiuto, “fare del nostro sorriso un nido per gli altri. Conoscenza e tenerezza, proprio come nello sguardo di Dio”.

Riferimenti: Thich Nhat Hanh “Il miracolo della presenza mentale”-Ed. Ubaldini
Chandra Livia Candiani “Un altro tipo di nascita”, in “Racconti spirituali”-Ed. Einaudi
Armando Buonaiuto “Appuntamenti luminosi” commento in “Racconti spirituali”-Ed. Einaudi
Gianni Biondillo “La periferia non esiste”- intervista a cura di Severino Colombo, La Lettura del Corriere della Sera 13/2/2022
Eduardo Kohn: “Come pensano le foreste. Per un'antropologia oltre l'umano”-Ed. Nottetempo

giovedì 10 marzo 2022

Sguardi che scoprono - 7

Il conto alla rovescia per l'inizio degli Esercizi Spirituali 2022


Il percorso di avvicinamento agli Esercizi Spirituali 2022
, con le meditazioni di don Egidio Tittarelli, è scandito da una canzone e da una storia ogni giorno.
La canzone di oggi è "Somewhere over the rainbow" cantata da Judy Garland ne "Il mago di Oz", mentre la storia che ci accompagna è tratta da “Il guerriero Kastriot combatte con i fiori” ed è una sintesi della storia della nascita della campana della pace.
Per ricevere l'invito ai collegamenti on line si può
accedere al seguente link per iscriversi.
 
“Basta” gridò in coro un gruppo di bambini: ”Siamo stanchi di addormentarci e di svegliarci al rumore dei fucili!”. I ragazzi del villaggio di Nientefiorito decidono di raccogliere i bossoli, di ripulire i campi, per poter correre e giocare, liberi di muoversi. 
Non lontano da Nientefiorito, viveva Kastriot, un ragazzo forte, che era cresciuto, andando a scuola la mattina e portando al pascolo gli animali, nel pomeriggio. Era poi diventato un guerriero: non era cattivo, ma gli piaceva mettere paura agli altri con le armi e mostrando la sua forza. 
Dopo qualche tempo di questa vita, perse la voglia di sparare. Aveva sentito dire che da un porto lontano si raggiungeva l’isola della felicità. Prese con sè la sua arma, un po’ di cibo e partì. Dopo due giorni di cammino, la sua bisaccia si stava alleggerendo. Mentre pensava come trovare qualcuno che lo potesse aiutare, alzando lo sguardo vide un vecchio pastore con il suo gregge. Alla richiesta del ragazzo, l’uomo andò a prendere due grossi pomodori e qualche fetta di pane. Guardando Kastriot con profondità lesse negli occhi del ragazzo una forte delusione e gli disse: “Coraggio! Per essere felice devi solo scoprire dove trovare la cosa migliore per la tua vita”. Poi il pastore mise nelle mani del ragazzo quattro bossoli, dicendo: ”Da loro sbocceranno fiori meravigliosi che non hanno radici in questa terra. Dipende solo da te far spuntare questi fiori.“ 
Kastriot arrivò ai piedi di una montagna e fu attratto dal silenzio che lo circondava. Vide poi una ragazza che parlava una lingua che lui non conosceva, ma capì che cercava aiuto. Prese del pane e glielo offrì. La ragazza, a suo modo, lo ringraziò. Ripreso il cammino, si accorse che in uno dei bossoli era germogliato un fiore bianco. 
Il mattino seguente alcuni ragazzi andarono incontro a Kastriot e lo invitarono a unirsi a loro per combattere. Kastriot sentì una forte attrazione, ma restò male quando uno del gruppo lo derise perché aveva un fiore. Si sentì umiliato e notò che il fiore stava appassendo. Gettò il fucile e riprese il cammino. 
Pensò di passare la notte presso due fratelli, suoi compagni di tanti combattimenti. Arrivò mentre Sebastian piangeva la morte del fratello che era stato ucciso e meditava di vendicarsi. Kastriot disse che lo avrebbe aiutato, ma al mattino seguente convinse l’amico a non scatenare altre vendette. Guardando i bossoli Kastriot scoprì che nel terzo bossolo era sbocciato un fiore viola molto profumato. 
Dopo qualche giorno, riprese il cammino, ma non aveva cibo, era stanco e affamato. Incontrò un ragazzo, che gli offrì dell’acqua e del formaggio. Mangiarono insieme e Kastriot scoprì la dolcezza dell’amicizia, dopo aver vissuto la ricchezza del silenzio, dell’ascolto e del dialogo, la forza della volontà, la condivisione delle lacrime, la bellezza dell’amicizia. L’ultimo bossolo aveva un fiore rosso a forma di cuore. 
Giunto al porto da cui si raggiungeva l’isola della felicità, si addormentò e in sogno vide un grande albero nel cui tronco era nascosta una campana. La tirò fuori, la suonò e vide che molte persone si dirigevano verso l’albero. Kastriot capì che doveva costruire una campana come quella vista in sogno. Cercò i bambini che avevano raccolto i bossoli e che nel cuore avevano la pace. Si unì a loro: aveva trovato l’isola della felicità.

martedì 8 marzo 2022

Questione di sguardi ...

Esercizi spirituali: l’Azione Cattolica invita ad uno sguardo nuovo sulle persone
Presidenza diocesana di A.c.


La Quaresima è tempo favorevole di rinnovamento personale e comunitario che ci conduce alla Pasqua di Gesù Cristo morto e risorto… La Quaresima ci invita alla conversione, a cambiare mentalità, così che la vita abbia la sua verità e bellezza non tanto nell’avere quanto nel donare, non tanto nell’accumulare quanto nel seminare il bene e nel condividere”.
Muovendo da questo inizio del messaggio di papa Francesco per la quaresima l’Azione Cattolica della diocesi di Macerata propone gli ‘esercizi spirituali’, punto fondamentale nella vita associativa, guidati da don Egidio Tittarelli, scanditi dalle testimonianze di chi in questi anni ha vissuto la bellezza della vita nella quotidianità con uno sguardo capace di un cambio di mentalità: “Da tempo siamo abituati a guardare le persone solo negli occhi, spesso ci stupiamo di non riconoscere qualcuno perché indossa la mascherina. Eppure è proprio nello sguardo che spesso si rivela il cuore di una persona”.
Quest’anno gli esercizi spirituali si svolgeranno in presenza dalla parrocchia ‘Buon Pastore’ di Collevario di Macerata ed in modalità digitale sulla piattaforma zoom dal 17 al 20 marzo. Per partecipare occorre solamente accedere al link dedicato all' "iscrizione" oppure tramite email all'indirizzo formac.macerata@gmail.com.
In questo momento di ‘timida apertura’, lʼAzione Cattolica invita giovani ed adulti a ritagliarsi un momento per fermarsi e cercare Qualcuno per cui vale la pena vivere attraverso gli esercizi spirituali, secondo il consiglio di fratel Carlo Carretto, che invitava a trovare un luogo in casa per vivere l’ascolto della Parola di Dio:
Non esistono regole universalmente valide (la vita di fede, la spiritualità fa proprio rima con creatività), ma riteniamo utili alcuni consigli che potremmo sintetizzare con ‘darsi un tempo in un luogo’: la propria abitazione non è né può essere una chiesa, ma può essere luogo di preghiera a ‘suo modo’; per questo conviene trovare un angolo comodo e sobrio e possibilmente silenzioso e raccolto”.
Gli esercizi spirituali non sono solo una tradizione bella, ma un dono grande, che aiuta a scegliere ciò che non passa e a ricostruire, con pazienza, i rapporti che si lacerano, nella difficile convivenza di ogni giorno.
Commentando il ‘Bacio di Giuda’, che Giotto ha affrescato nella Cappella degli Scrovegni, il prof. D’Amico ha affermato che lo sguardo di Gesù è “uno sguardo che penetra nel profondo, tantoché Giuda esita a baciarlo, resta come bloccato, con le labbra protese, in una smorfia che lo rende goffo. Lo sguardo di Gesù penetra nel profondo dell’uomo”.
Ma in questo momento storico, durante gli Esercizi Spirituali, l’Azione Cattolica mette al centro della preghiera la pace in Ucraina e negli altri Paesi in conflitto, aderendo all’iniziativa #abbraccioperlapace: “Di fronte al nuovo conflitto in Ucraina non possiamo appoggiare in nessun modo le violenze e impegneremo ogni nostra risorsa per costruire alternative ai conflitti armati che già sono incorso. La nostra unica strategia per risolvere i conflitti si chiama ancora ‘pace’ e la nostra unica arma si chiama ‘dialogo’. I grandi del mondo non sono riusciti ad evitare questa nuova guerra ed ora tocca a noi piccoli non smettere di aprire nuovi spazi di dialogo e di accoglienza. Accoglienza, innanzitutto alle migliaia di persone in fuga dalla guerra… Oggi più che mai dobbiamo tenere uniti i popoli dell’est in un unico Abbraccio di Pace. Un #AbbraccioperlaPace”.

domenica 6 marzo 2022

Il silenzio di Dio

 Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo.

dal sito di Avvenire 

Ancora un appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.

Ora Dio ci avvolge così, e l'oscurità del suo agire si chiama fede, la spinta a realizzarci si chiama speranza e l'amore che la regge si chiama carità.
Per noi il difficile è non dimenticare che c'è Lui.
Ed è difficile,perché tutto avviene nel silenzio ed il silenzio ci fa paura.
Vorremmo che Lui ci dicesse: "sono qui", oppure rivelasse la sua presenza con tuoni e lampi.
Se qualche volta l'ha fatto, come racconta l'Esodo, l'ha fatto perché l'umanità era bambina e bisognava prenderla così.
Ma preferisce il silenzio.
Ora fa silenzio, perché è più consono alla maturità dell'uomo.
Il silenzio di Dio è segno della maturità nella fede. Se ti fa paura è perché sei ancora un po' bambino.
I bambini hanno paura del silenzio e dell'oscurità, ma debbono abituarsi all'uno e all'altra.

(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 78; 5 marzo - Avvolti) 

giovedì 3 marzo 2022

In preghiera per la pace in Ucraina

Una proposta di azione e preghiera da Tolentino
(Sermit - Azione Cattolica Italiana, parrocchia ‘Santa Famiglia’ - Amici per… - Caritas - Tolentino)


Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”.
Con questo appello al termine dell’Udienza generale di mercoledì 23 febbraio papa Francesco ha invitato ad una giornata di digiuno e preghiera per la pace per mercoledì 2 marzo, che ha trovato accoglienza nelle città italiane.
Intanto dall’inizio del conflitto, secondo l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, ci sarebbero già 50.000 profughi, anche se si ipotizza almeno 100.000 persone che avrebbero già trovato rifugio in Romania, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia, Lituania, e anche in Moldova, tutti Paesi che al momento hanno sposato la politica delle porte aperte, profilandosi una crisi umanitaria.
Mentre nei giorni scorsi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da Norcia aveva lanciato il suo messaggio per l’unità di tutti nel ricercare la pace, dopo l’accensione della Fiaccola della Pace tratta dalla Lampada di San Benedetto:
Questa fiaccola è un segno di speranza, è un messaggio di pace, del quale avvertiamo un altissimo bisogno in questi giorni e in questo periodo e avvertiremo intensamente nel prossimo futuro. Benedetto, figlio di Norcia, figura di riferimento per l’Europa, come lo sono per la parte orientale d’Europa, Cirillo e Metodio, lancia ancora da questa sua casa, con questa lampada, con la fiaccola, un messaggio di pace, mentre ieri si è abbattuta sull’Europa una nuova tragedia… I popoli d’Europa non possono essere e non sono disposti a piegarsi alla violenza della forza, oggi utilizzata per sottomettere un Paese indipendente come l’Ucraina, ma domani non sappiamo per quali altri obiettivi”.
Partendo da questi stimoli le associazioni, ricordando che ogni conflitto è una ‘inutile strage’, come affermò Benedetto XV nel pieno della Prima Guerra Mondiale, invitano alla veglia di preghiera per la pace in Ucraina, che si terrà venerdì 4 marzo alle ore 21.15 all’Abbadia di Fiastra, a cui partecipa il religioso ucraino, p. Andrej Grygorash, che vive a Tolentino.
Inoltre presso il Sermit si raccolgono coperte pesanti, piumoni (in buono stato), alimentari a lunga conservazione e medicinali e farmaci di prima necessità.