Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo.
Quando ero partito per la prima volta per l'Africa per farmi Piccolo Fratello di Gesù, avevo vissuto qualche tempo ad Algeri. Mi ricordo che nelle viuzze della Kasba, sul mezzogiorno, avevo notato il formarsi di una lunga fila di straccioni accanto ai marciapiedi di un caseggiato solido come una fortezza. Ogni povero aveva una gavetta.
Vidi aprirsi una porta e comparire una suora tutta bianca con due grandi cornette bianche e, vicino, un'enorme marmitta fumante. Era l'ora della distribuzione quotidiana dell'elemosina ed ogni povero partiva con una pagnotta e la minestra calda.
Cercavo il mio posto in mezzo a tutta quella povertà. Avevo abbandonato la mia patria spinto dal desiderio di svuotarmi per darmi al mio Dio, di cercare tra i poveri il volto crocifisso di Gesù, di far qualcosa per i miei fratelli più derelitti e disprezzati, per trovare in essi e nell'amore per essi più rapidamente l'unioine vitale per l'Eterno.
Che cosa dovevo fare dunque? [...] Cercai il posto di colui che mi aveva attirato in Africa, il padre De Foucauld.
Tutto piccolo, tutto umile con la gavetta in mano, lo trovai in fondo alla fila. Sorrideva con discrezione come se volesse scusarsi di essere anche lui lì ad imbrogliare il terreno ed a complicare le cose. [...] Capivo che anche il mio posto era là e che avrei cercato di seguire la turba restando mescolato ad essa.
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