Quando il corpo parla
di Pina De Simone
Dall'editoriale dell'ultimo numero della rivista "Dialoghi" una poetica introduzione alla riflessione sull'incarnazione, che è sostanza del Natale che viene.
C’è una dimensione della corporeità che spesso ci sfugge, ma che è quella più autentica. Michel Henry la definisce “corporeità originaria” per dire quanto essa sia profonda in noi, intima e insuperabile. Ed è la corporeità come radicale e intimo sentire, come avvertimento interiore a cui rimanda e in cui si radica ogni nostro particolare sentire.
È l’avvertire noi stessi, non semplicemente quello che facciamo o pensiamo e neppure l’approdo di raffinate tecniche introspettive.
È al contrario quell’avvertire noi stessi che si dà quando tacciono i rumori, quando scivolano sullo sfondo le nostre arzigogolate costruzioni di senso, quando la sofferenza è sofferenza e la gioia è gioia.
Nella nudità disarmata del nostro sentire, nel silenzio interiore e nel segreto del cuore, lì la parola che ci abita si lascia avvertire. Ed è la parola della vita: della nostra vita e della Vita di Dio in cui siamo dati a noi stessi.
Il nostro corpo parla, il nostro sentire è esso stesso parola. La parola più profonda del nostro corpo è una parola di relazione è la parola che ci restituisce alla nostra “nascita” all’esperienza insopprimibile dell’esser vivi non a partire da noi stessi ma a partire da altri e da un Altro.
E questa parola è parola di salvezza perché ci libera dai nostri devastanti deliri di onnipotenza per aprirci all’avvertimento della pienezza che ci abita. Non una chimera verso cui disperatamente ci sporgiamo ma la comunione: l’“alito di vita” che ci fa vivi nel dono ricevuto e accolto.
Non abbiamo bisogno allora di modificare, alterare, correggere fino all’esasperazione fragilità e imperfezioni, non abbiamo bisogno di soffocare o negare, abbiamo bisogno di ritrovare questo nostro corpo in ciò che è e in ciò che è capace di dirci. E nella parola del nostro corpo, se ascoltata fino in fondo, ritroveremo la Parola che è principio e compimento, sorgente inesauribile in noi della pienezza a cui aspiriamo.
Nessun commento:
Posta un commento