domenica 1 febbraio 2015

Solidali per la vita

La 37^ giornata della vita.
di Simone Baroncia

Ormai da 37 anni la prima domenica di febbraio è dedicata alla vita ed in quella del 2015 la riflessione si incentra sull’essere ‘solidali per la vita’. Il messaggio dei vescovi italiani si apre con una frase pronunciata da papa Francesco nell’Angelus conclusivo della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro: “I bambini e gli anziani costruiscono il futuro dei popoli; i bambini perché porteranno avanti la storia, gli anziani perché trasmettono l’esperienza e la saggezza della loro vita”. Ed il trait d’union tra le due generazioni, quelli che collegano e fanno da ponte, sono principalmente i genitori, che possono vivere contemporaneamente l’esperienza di figliolanza e di paternità/maternità.
Ecco questo messaggio della Chiesa italiana è dedicato soprattutto a noi, che educhiamo al futuro senza dimenticare il passato. E’ vero ciò che dicono i vescovi, citando l’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’: “Quando una famiglia si apre ad accogliere una nuova creatura, sperimenta nella carne del proprio figlio ‘la forza rivoluzionaria della tenerezza’ e in quella casa risplende un bagliore nuovo non solo per la famiglia, ma per l’intera società”. 

I vescovi si preoccupano giustamente del futuro, cioè di cosa lasceremo ai figli: “Il preoccupante declino demografico che stiamo vivendo è segno che soffriamo l’eclissi di questa luce. Infatti, la denatalità avrà effetti devastanti sul futuro: i bambini che nascono oggi, sempre meno, si ritroveranno ad essere come la punta di una piramide sociale rovesciata, portando su di loro il peso schiacciante delle generazioni precedenti. Incalzante, dunque, diventa la domanda: che mondo lasceremo ai figli, ma anche a quali figli lasceremo il mondo? Il triste fenomeno dell’aborto è una delle cause di questa situazione, impedendo ogni anno a oltre centomila esseri umani di vedere la luce e di portare un prezioso contributo all’Italia. Non va, inoltre, dimenticato che la stessa prassi della fecondazione artificiale, mentre persegue il diritto del figlio ad ogni costo, comporta nella sua metodica una notevole dispersione di ovuli fecondati, cioè di esseri umani, che non nasceranno mai”.
Il problema della vita riguarda oggi noi stessi e la nostra capacità di essere generativi, sennò siamo una società ‘morta’; ne vale il progresso: solo accogliendo un figlio/a, che è creatura, oppure un anziano/a da cui è stato procreato, il genitore comprende di esser partecipe al ‘progresso’ (nel senso letterario dal latino progredior: andare avanti linearmente) della società. Quindi essere solidali con la vita significa mantenere viva una ‘forza rivoluzionaria’; è triste oggi vedere che molti vogliono arrestare questa rivoluzione. 
La vita, dicono i vescovi, è un investimento: effettivamente lo è in tutti i sensi. E’ un investimento, in quanto procreare la vita significa profondere tutte le forze, anche economiche, per garantire un futuro certo. Non sicuro, perché il cristianesimo non garantisce la sicurezza (ed il messaggio invita all’accoglienza di altre famiglie); ma certo, in quanto abbiamo la certezza della promessa di Dio ad Abramo di un ‘grande popolo’ subito e della vita eterna. Chi non è capace di garantire entrambi le situazioni, è un menzognero. E la fantasia nel procreare apre molte strade da percorrere senza indugio: “La fantasia dell’amore può farci uscire da questo vicolo cieco inaugurando un nuovo umanesimo… La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita”, riprendendo le parole del papa al n^ 75: “Ma vivere fino in fondo ciò che è umano e introdursi nel cuore delle sfide come fermento di testimonianza, in qualsiasi cultura, in qualsiasi città, migliora il cristiano e feconda la città”. E concludono: “La costruzione di questo nuovo umanesimo è la vera sfida che ci attende e parte dal sì alla vita”. Senza vita le città muoiono!

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