mercoledì 10 settembre 2014

La lezione di don Lorenzo Milani

All'inizio del nuovo anno scolastico il ricordo del priore di Barbiana.
di Simone Baroncia


Settembre segna per milioni di ragazzi la fine delle vacanze e l’inizio della scuola: 7.881.838 studenti, tra elementari, medie e superiori, rispetto agli 7.878.661 alunni dello scorso anno, tornano sui banchi scolastici a leggere e scrivere.
Il recente rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha sottolineato, nella sua relazione annuale ‘Uno sguardo sull’istruzione 2014’, come le difficoltà occupazionali dei giovani italiani rischiano di compromettere gli investimenti nella scuola e nell’università. L’Ocse ci restituisce l’immagine di un Paese in cui si passa da una scuola pre-primaria e primaria di ottima qualità a una scuola secondaria mediocre, fino ad arrivare a un’educazione universitaria e post universitaria di qualità ancora troppo carente. Infatti in Italia, nel 2012, quasi un giovane su 3 fra i 20 e i 24 anni (32%) non studiava né lavorava, il 10% in più che nel 2008. Nello stesso anno nei Paesi Bassi la percentuale dei Neet (Not in education, employment or training) era appena del 7%, in Austria e Germania dell’11%.
Questa qualità scolastica è dovuta alla tenacia di don Lorenzo Milani, come ha ricordato lo scorso 10 maggio nell’incontro con gli studenti papa Francesco:
Ma se uno ha imparato a imparare, è questo il segreto, imparare ad imparare!, questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani”.
Infatti a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 don Lorenzo Milani fu ‘mandato’ a Barbiana, dove iniziò un'esperienza educativa rivolta ai giovani di quella comunità che, anche per ragioni geografiche ed economiche (tutti figli di contadini ed operai), erano fortemente svantaggiati rispetto ai coetanei di città, e fu resa famosa grazie ad un libro di scrittura collettiva, la nota ‘Lettera ad una professoressa’, scritta dagli studenti della scuola, che spiegava i principi della scuola di Barbiana e al tempo stesso costituiva un atto d’accusa nei confronti della scuola tradizionale, definita ‘un ospedale che cura i sani e respinge i malati’, in quanto non si impegnava a recuperare e aiutare i ragazzi in difficoltà, mentre valorizzava quelli che già avevano un retroterra familiare positivo: “Noi dunque si fa così: Per prima cosa ognuno tiene in tasca un notes. Ogni volta che gli viene un'idea ne prende appunto. Ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola. Un giorno si mettono insieme tutti i foglietti su un grande tavolo. Si passano a uno a uno per scartare i doppioni. Poi si riuniscono i foglietti imparentati in grandi monti e son capitoli. Ogni capitolo si divide in monticini e son paragrafi. Ora si prova a dare un nome a ogni paragrafo. Se non si riesce vuol dire che non contiene nulla o che contiene troppe cose. Qualche paragrafo sparisce. Qualcuno diventa due. Coi nomi dei paragrafi si discute l’ordine logico finché nasce uno schema. Con lo schema si riordinano i monticini. Si prende il primo monticino, si stendono sul tavolo i suoi foglietti e se ne trova l’ordine. Ora si butta giù il testo come viene viene. Si ciclostila per averlo davanti tutti eguale. Poi forbici, colla e matite colorate. Si butta tutto all’aria. Si aggiungono foglietti nuovi. Si ciclostila un’altra volta. Comincia la gara a chi scopre parole da levare, aggettivi di troppo, ripetizioni, bugie, parole difficili, frasi troppo lunghe, due concetti in una frase sola. Si chiama un estraneo dopo l’altro. Si bada che non siano stati troppo a scuola. Gli si fa leggere a alta voce. Si guarda se hanno inteso quello che volevamo dire. Si accettano i loro consigli purché siano per la chiarezza. Si rifiutano i consigli di prudenza. Dopo che s’è fatta tutta questa fatica, seguendo regole che valgono per tutti, si trova sempre l’intellettuale cretino che sentenzia: ‘Questa lettera ha uno stile personalissimo’. Dite piuttosto che non sapete che cosa è l’arte. L’arte è il contrario di pigrizia. Anche lei, non dica che le mancano le ore. Basta uno scritto solo in tutto l’anno, ma fatto tutti insieme”.

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