martedì 22 aprile 2014

In festa per Luigi Rocchi

Il 25 aprile la festa di ringraziamento a Tolentino
di Simone Baroncia


Venerdì 25 aprile alle ore 10 la diocesi di Macerata festeggia a Tolentino il venerabile Luigi Rocchi con una ‘festa di ringraziamento’ nella Concattedrale di San Catervo, già adornata da alcune settimane con sue gigantografie, con una santa messa celebrata dal card. Angelo Comastri. Durante la celebrazione si raccoglieranno offerte a favore di tre destinatari: una famiglia povera con genitori disoccupati, un lebbrosario in India, i ‘ragazzi di strada’ di Suor Stefanie in Burundi.
Una delle caratteristiche più evidenti nella vita di Luigino è la gioia con cui vive e che è capace di comunicare ad ogni suo interlocutore. Anche nelle situazioni più problematiche, come nei fatti più quotidiani della vita, riusciva a scoprire motivi per gioirne, ragioni per ringraziarne Dio, e anche spunti per invitare a cercare i lati belli delle cose.
Un giornalista ha descritto così questo lato gioioso della sua vita: “Sì, era un uomo colpito da distrofia muscolare progressiva, che aveva il coraggio di dirsi felice, e che riconosceva che la felicità gli era spuntata nel cuore, perchè aveva deciso di seguire il Signore giorno per giorno. Luigino non era né un prete, né un religioso: era un giovane, semplice, un ‘piccolo’ secondo il Vangelo, un figlio di operai che sognava il suo futuro, come lo possono sognare tutti i giovani. Ma si trovò ad essere presto un giovane ‘diverso’. Diverso prima per la malattia, e poi per la sua statura morale, per la sua grande gioia di vivere, di lottare per sé e anche per la gente povera, oppressa”. 
Un altro giornalista resta stupito per la stessa ragione, cioè per la sua gioia: “Luigino Rocchi rappresenta una eccezionale ed esemplare risposta all’invito divino del ‘vieni e seguimi’, avendo portato sulle spalle la croce di un quotidiano segnato da tanta sofferenza, ma anche da tanta gioiosa voglia di vivere come un uomo per gli altri”.
Don Serafino Stramucci, parroco della parrocchia in cui risiedeva Luigi Rocchi, lo ha ricordato in un articolo dal titolo ‘La vita è una giornata di fatica’ così: “Luigino ha vissuto tale giornata con una gioia così grande, da diventare segno di felicità indescrivibile. Anche la fatica è bella, quando è strada per salire in alto”. Dopo aver ricordato la lettera che scrisse ad una ragazza tentata di suicidio e da lui salvata dalla disperazione, ha concluso: “Nei ritiri spirituali, in preparazione alla cresima, ho accompagnato più volte i ragazzi in quella camera dove c’era un altare: il suo letto; un crocifisso: l’amico Luigino; una cattedra: tante lettere scritte con una penna bagnata dal sangue della sofferenza. Luigino ci ha insegnato tante cose, ma soprattutto ci ha fatto capire come si può vivere con gioia la giornata di fatica della vita. Grazie!”.
Ha scritto più di 1700 lettere, in cui cerca sempre di far sentire il suo coinvolgimento e la sua partecipazione alla sofferenza dei suoi corrispondenti: li incoraggia con ogni mezzo, invitandoli ad affidarsi a Dio. In una lettera del gennaio 1974 Luigi Rocchi così si presentava agli amici che gli scrivevano: “Se fossi un tipo che fa la lagna, ti direi tutte le sofferenze patite, tutte le umiliazioni: ti parlerei delle mie notti senza riposo. Ma non voglio rattristare nessuno, anzi, mi piacerebbe ridare la gioia che Dio mi ha messo dentro. Sarebbe ingiusto se la tenessi tutta per me. Magari ti parlo dei miei genitori che, per salvarmi da un male crudele, hanno fatto sacrifici immensi: è stata una vera Via Crucis, per mamma, vedermi disfatto dal male, ma è riuscita a darmi una fede chiara e generosa; è lei che a sera inizia le sue preghiere con ‘Ti ringrazio, Signore!’... Non amo la croce per la croce. Ma, quando c’è, bisogna farne un mezzo di salvezza, una fonte di misericordia e di perdono. Non sono un eroe, né un santo. Sono soltanto uno che si è messo nelle mani di Dio, che crede nel suo amore e si lascia guidare. Io, umanamente parlando, non avrei nulla per essere contento e felice: non conosco la giovinezza e la forza, lo star bene almeno cinque minuti. Eppure sono la felicità in persona. Anche quando non ho nessuno accanto per un sorso d’acqua, o per cacciarmi la mosca dal naso. Anche io con la mamma dico: Signore, ti ringrazio... per la vita che mi hai dato. Non la meritavo affatto”.
Sono tante le testimonianze che parlano di Luigi Rocchi come di un uomo che si è proposto di ‘tirar su’ gli altri, quelli che lui chiama ‘crocifissi vivi’, o ‘cestinati vivi’. Riceve tanta gente, che cerca in lui ristoro e sollievo dai problemi quotidiani. Concludo con un suo pensiero scritto a Pasqua: “Il giorno di Pasqua ho avuto la consolazione di sentire viva in me la Presenza di Gesù. Sai, lo sento subito quando è Lui, perchè la mia anima si mette a fare il saltimbanco. Sai, come quando l’aquilone prende la mano al ragazzo e sale, sale gioioso verso il sole. Poi si deve discendere, purtroppo. Vorrei che Gesù fosse sempre con me, ma poi mi vergogno di questo sentimento egoistico”.

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