Pregare e riflettere per ricucire la pace anche in Ukraina
rifugiati nella metro - foto Twitter |
Stiamo un po' tutti assistendo, increduli, al dramma che si consuma in Ukraina, a non molta distanza da noi, guardando immagini che pensavamo relegate ai capitoli più cupi dei nostri libri di storia.
Ancora una volta la soluzione alle difficoltà di relazione tra gli stati viene cercata utilizzando la forza bruta, quasi a ribadire quanto sia sottile il velo di civiltà che copre la barbarie incombente.
In questo momento però, il pensiero va alla sofferenza delle persone, rifugiate piene di spavento negli androni dei garage condominiali o nelle stazioni della metropolitana; a ciascuno di loro non possiamo non sentirci vicini, per quanto umanamente e cristianamente possibile, riflettendo però, contemporaneamente, sulla strisciante e pervasiva indifferenza nei confronti del dolore sparso in troppe simili situazioni un po' ovunque, da cui il nostro mondo occidentale non può sentirsi completamente esente da responsabilità.
Alla conclusione delle iniziative per il mese della Pace, che ogni anno richiama l'attenzione della nostra associazione, a partire dai ragazzi dell'ACR, su questo bene primario e, davvero, non negoziabile, mentre continuiamo ad impegnarci nella preghiera, vogliamo ricordare che, seppure irta di difficoltà, l'unica strada possibile per l'intera umanità è quella che, con fatica, torna ogni volta a ricucire la trama delle relazioni, anche quelle più lise e sfilacciate, certamente senza dimenticare le ferite subite o provocate, ma sempre con la testarda cura di un tessitore il cui obiettivo resta circoscritto a completare il suo difficile lavoro.
Perché, come insegnava papa Pio XII, "Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi".
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