domenica 29 dicembre 2019

Siamo fatti per una casa...

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo


L'ultimo appuntamento dell'anno con i pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
Tutte le case che ho abitato quaggiù - positivamente o negativamente - non han fatto altro che sollecitare, maturare, qualche volta esacerbare, l'idea che siamo fatti per vivere in una casa, per non essere soli. Siamo fatti di rapporti con gli altri. Siamo fatti di amore, di dolcezza, di dono di sé, di reciprocità
Quando san Giovanni, nell'Apocalisse, vede la fine dei tempi, in una visione che riassume tutte le realtà messianiche ormai in atto dopo il trionfo di Cristo, ha come materia della sua visione ancora a casa. [...] (Ap, 21, 3-4)
Sì, Dio dimorerà con gli uomini nella stessa "casa", e la sua Presenza sarà così totale nella sua creatura da escludere, meglio, superare le precedenti "presenze", persino quella legata al Santuario [...] (Ap 21,22).
Siamo fatti per una casa che ci dia il senso della stabilità, della continuità, del riposo.
Sì, siamo fatti per una casa dove Dio è padre, e dove tutti gli uomini sono fratelli.
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 390; 29 dicembre - Abitò in mezzo a loro)

domenica 22 dicembre 2019

In attesa

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo


Torna l'appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
Il Natale era vicino.
Avevo deciso di prepararmi alla festa in solitudine, e avevo scelto come luogo il pozzo di Ouarourout dove l'acqua era abbondante e una piccola grotta naturale poteva servire da cappella.
Il tempo non tardò a cambiare e il deserto divenne livido e freddo per la bruma alta che copriva il sole.
Ero nella mia grotta con il pastore Alì.
Avevo freddo.
C'erano le pecore e puzza di sterco.
Non mancava proprio niente.
L'Eucaristia, che avevo appeso al collo, m'impegnava a pensare a Gesù, presente sotto il segno del pane.
Scendeva la notte. Fuori la tempesta continuava a imperversare sul deserto.
Oramai nella grotta tutto era silenzio. [...]
Tacqui e rimasi in attesa. Maria diventò la mia preghiera e me la sentii vicina, vicina.
Gesù era nell'Eucaristia proprio lì, coperto dal mantello.
Tutta la mia fede, la mia speranza, il mio amore erano in un punto.
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 376; 24 dicembre - Natale)

domenica 15 dicembre 2019

Per fede

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo


Un nuovo appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
Il salto tra credere in un Dio immanente alla sua creazione, in un Dio quasi invisibile con gli occhi, e il credere in un Dio trascendente la sua creazione, è tale da obbligarci all'accettazione "per fede" della sua inconoscenza, che è tenebra ai nostri occhi umani.
Dio come trascendenza è, rimane e rimarrà per sempre, Mistero per l'uomo; anche in Paradiso, cioé anche quando lo vedremo "faccia a faccia", come di ce la Scrittura.
Eppure questo stesso Dio ha voluto e vuole "svelarsi" all'uomo, farsi conoscere [...] Dio si rivela all'uomo nel tempo e nell'eterno, e questa sua amorosa donazione di se stesso a noi, mai terminerà nella conoscenza che potremo avere di Lui e, nello stesso tempo, nell'amore con cui lo possederemo. Qualcosa rimarrà sempre del suo Mistero, e noi non ci sazieremo mai di contemplarlo e di nutrirci delle sue rivelazioni progressive, di immergerci nel mare della sua inconoscenza e gioire del suo possesso. [...]
La fede, vista in questa prospettiva, è la certezza e la salvaguardia di questa progressiva rivelazione di Dio.
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 376; 15 dicembre - Nel tempo e nell'eterno)

domenica 8 dicembre 2019

Tenere aperta la porta

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo


Andrea Salvucci - 2019
Ancora un appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
"Ancora una volta, e ormai vicino alla morte, ho avuto la gioia di sperimentare la bellezza dell'amore fraterno, dell'autentico apostolato, attraverso la conmplazione della famiglia - piccola Chiesa.
Mi sono ammalato, e per benino, proprio per sentire tutta la debolezza dell'uomo sopraffatto dal dolore e dalle giornate piene di amarezza e di povertà.
In queste condizioni venni raccolto da una famiglia cristiana, che mi ha portato nella sua casa di montagna per cercare, con tutto l'affetto, se era ancora il caso di ... guarire.
Ho vissuto due mesi circondato da un'ospitalità premurosa, con cristiani non solo decisi a farmi tornare in forze, ma solleciti alla preghiera insieme e al vivere assieme in un clima di amore e gioia spirituale.
[...] Mi viene in mente di augurare a tutti coloro che si sentono soli o poco aiutati nelle loro esigenze, di rompere la loro solitudinee di cercare di vivere, nell'amicizia e nella condivisione, il 'progetto Chiesa', che significa comunità, carità, preghiera. 'guai al solo' dice la Scrittura, e com'è vero!
E com'è vero che dobbiammo impegnarci con tutte le forze quando abbiamo ancora la possibilità di tenere aperta la porta di casa alla diffussione del Vangelo, per pregare in comune e contemplare la meraviglia che è l'essere Chiesa.
Ne verrà che non resteremo soli e gli amici saranno come i figli generati in gioventù, 'frecce acute nella faretra' che ci aiuteranno, e, come il giusto del salmo 127, non resteremo confusi quando verremo 'a trattare alla porta' con i nostri nemici."
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 368; 7 dicembre - Tenere aperta la porta)

mercoledì 4 dicembre 2019

La nudità disarmata

Quando il corpo parla
di Pina De Simone 

Dall'editoriale dell'ultimo numero della rivista "Dialoghi" una poetica introduzione alla riflessione sull'incarnazione, che è sostanza del Natale che viene. 
C’è una dimensione della corporeità che spesso ci sfugge, ma che è quella più autentica. Michel Henry la definisce “corporeità originaria” per dire quanto essa sia profonda in noi, intima e insuperabile. Ed è la corporeità come radicale e intimo sentire, come avvertimento interiore a cui rimanda e in cui si radica ogni nostro particolare sentire. 
È l’avvertire noi stessi, non semplicemente quello che facciamo o pensiamo e neppure l’approdo di raffinate tecniche introspettive. 
È al contrario quell’avvertire noi stessi che si dà quando tacciono i rumori, quando scivolano sullo sfondo le nostre arzigogolate costruzioni di senso, quando la sofferenza è sofferenza e la gioia è gioia. 
Nella nudità disarmata del nostro sentire, nel silenzio interiore e nel segreto del cuore, lì la parola che ci abita si lascia avvertire. Ed è la parola della vita: della nostra vita e della Vita di Dio in cui siamo dati a noi stessi.
Il nostro corpo parla, il nostro sentire è esso stesso parola. La parola più profonda del nostro corpo è una parola di relazione è la parola che ci restituisce alla nostra “nascita” all’esperienza insopprimibile dell’esser vivi non a partire da noi stessi ma a partire da altri e da un Altro.
E questa parola è parola di salvezza perché ci libera dai nostri devastanti deliri di onnipotenza per aprirci all’avvertimento della pienezza che ci abita. Non una chimera verso cui disperatamente ci sporgiamo ma la comunione: l’“alito di vita” che ci fa vivi nel dono ricevuto e accolto.
Non abbiamo bisogno allora di modificare, alterare, correggere fino all’esasperazione fragilità e imperfezioni, non abbiamo bisogno di soffocare o negare, abbiamo bisogno di ritrovare questo nostro corpo in ciò che è e in ciò che è capace di dirci. E nella parola del nostro corpo, se ascoltata fino in fondo, ritroveremo la Parola che è principio e compimento, sorgente inesauribile in noi della pienezza a cui aspiriamo.

domenica 1 dicembre 2019

La debolezza

Ogni giorno un pensiero, in compagnia di fratel Carlo


Laura Natalini - 2019
Un nuovo appuntamento con i pensieri di Carlo Carretto, tratti dal testo "Ogni giorno un pensiero" edito dall'AVE a cura di Gian Carlo Sibilia nel 2017.
Credere che Dio è il mio pastore, che mi conduce, che mi chiama per nome, mi dà tanta sicurezza e tenta tenerezza.
La mia debolezza sta nel sentirmi solo nella grande città.
È soprattutto quando le cose non si capiscono, quando soffro, quando piango, quando l'esperienza del mio limite mi conduce contro il muro della mia incapacità, quando la mia povertà mi fa capire cosa significhi essere uomo, è allora che devo fare il salto nella speranza e credere al Dio dell'impossibile. [...]
Non siamo soli nel cammino della vita; questo dovrebbe essere il pensiero costante della mia fede.
Possiamo contare su Dio, e concretamente.
È Lui che ci può aiutare.
La nostra debolezza è guardare a noi, sempre a noi, solo a noi.
(Ogni giorno un pensiero - ed.AVE 2017; pag. 362; 1 dicembre - Il mio pastore)