L'intervento del presidente diocesano uscente all'assemblea elettiva del 18 febbraio
di Francesco Garbuglia
Nel brano degli Atti degli Apostoli scelto per la nostra assemblea (At 10 34-48), Pietro racconta a Cornelio una storia all’inizio della nostra fede.
In questi ultimi quattro anni il mondo è profondamente cambiato, la storia è cambiata, la pandemia ci ha cambiato la vita ci ha fatto tornare all’essenziale.
La guerra così vicina ci ha sconvolto, ha turbato la coscienza di tutti, ci ha fatto fare delle domande. La guerra su Gaza ci lascia ancora con tante domande aperte a cui o non sappiamo rispondere o non vogliamo farlo.
La storia ci parla costantemente, siamo e siamo stati capaci di azioni concrete immerse nella storia o ci ritiriamo nei nostri angoli sicuri?
(Le
immagini sono dell'artista Arcabas, "I nella Chiesa della Risurrezione,
Comunità Nazareth, Torre de' Roveri - BG / i commenti sono tratti dalla
lettera pastorale 2023 di mons. Derio Olivero "Si può")
Il
cammino sinodale della Chiesa italiana desidera farci tornare “fraterni
commensali del presente”, desidera “farci tornare là fuori”, farci
“aprire la finestra” ed “alzare lo sguardo verso un orizzonte più
ampio”. Nelle indicazioni del cammino sinodale della Chiesa italiana
l’icona guida è il racconto dei discepoli di Emmaus.
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Arcabas, “I pellegrini di Emmaus” |
(da “Linee guida per la fase sapienziale del cammino sinodale delle Chiese in Italia”, dal titolo: “Si avvicinò e camminava con loro”)
I due discepoli sono in cammino, quello a sinistra è pensoso, indica la testa con la mano, ha gli occhi chiusi e indossa delle scarpe. Il secondo ha gli occhi rossi di pianto. Il primo è un tipo razionale, il secondo un passionale. Uno si fa mille domande, l’altro piange, si arrabbia. Nessuno di loro guarda oltre e nessuno vede il terzo compagno che cammina con loro. In effetti non è facile vederlo, è piatto, cammina dietro di loro ha i contorni indefiniti. Ma ha un bastone, e la strada dietro di lui ha dei solchi, cammina sicuramente con noi, invisibile e vicinissimo.
Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.
In questi anni tanta parte delle nostre energie sono state dedicate al camminare insieme nel sinodo, nella chiesa diocesana, nelle parrocchie e con le aggregazioni laicali.
Si tratta di un grande cantiere, con tutte le problematiche del cantiere; quando restauri una cosa vecchia, non sai quello che trovi sotto, l’imprevisto è dietro l’angolo, devi essere pronto a cambiare il progetto e a farlo subito, ti devi mettere in ascolto della realtà, delle persone che sono diverse da quello che presupponi. Per costruire devi partire da lì.
“Lo Spirito Santo discese su coloro che ascoltavano la Parola” (Atti 10, 34 – 48)
La conversazione spirituale è stato il modo privilegiato, cardine, prezioso di gestire il cantiere sinodale.
Far parlare tutti, decidere di interrogarsi sul pensiero degli altri e cambiare punto di vista, capire quello che lo spirito suscita nel cuore e scegliere le vie che uniscono.
In questi anni abbiamo imparato a fare discernimento comunitario.
Sono centinaia le volte in cui ho proposto la conversazione spirituale in tantissimi incontri.
Abbiamo scoperto che quando ti metti in ascolto, la brezza la percepisci, e cambi lo sguardo, vedi da dove viene e soprattutto dove va.
Mi sto rendendo conto che “Dio non fa preferenza di persone”
Sono stati anni di alleanze, di telai imbastiti con stima, con passione e fatica.
Il confronto sulla famiglia con la pastorale familiare, bello scoprire l’Azione cattolica come famiglia di famiglie.
il percorso con le aggregazioni laicali, una bella occasione di chiesa, da valorizzare.
Tanta tanta energia spesa fuori dalla Associazione in questi anni per tessere, trovare punti di incontro, percepire la bellezza della propria identità.
E’ importante uscire non solo dall’ Associazione ma dalle associazioni, questa la prima finestra sul futuro.
Personalmente di solito avviene così, quando non vedi tanto futuro e ti disperi avviene che fare qualcosa per gli altri ti apre a una vita nuova, fino a dire SI PUO’ FARE !
- Per esempio si possono fare e si sono fatti tavoli di incontro sulla povertà, con Caritas, Papa GiovanniXXIII, Salesiani, CL, Scout e poi i tavoli di confronto sull’ACCOGLIENZA con La Goccia e le associazioni cittadine che si occupano di accoglienza, per esempio la Piombini Sensini, Refugees welcome, etc.
Stare nelle strade e non nelle sagrestie, accogliere con tutti i nostri mezzi. Una bella prospettiva per il futuro. - Tante incomprensioni in questi anni, e le incomprensioni si ingoiano da soli, non si fanno chiacchiere, si custodisce la critica nella condivisione fraterna, ci si corregge e poi si ricomincia a stimarsi a vicenda. Soprattutto si tesse, l'azione Cattolica è fatta per questo, per tessere nelle parrocchie, per custodire e riparare la trama della chiesa.
Guai se ci chiudiamo nel gruppo di servizio, stiamo bene insieme, ci vogliamo bene ma quello è solo il punto di partenza. Siamo per le parrocchie, questo il luogo privilegiato del nostro servizio. Il metodo poi, è sostanza, l'Azione Cattolica non è un metodo, è un modo di essere credenti.
Metodo significa partire da quello che la vita propone, che Dio semina nella storia, Sì è fatto carne proprio qui in questa storia, avrà qualcosa da dirci?
Metodo significa far parlare tutti e specialmente i piccoli, è dei piccoli il Regno dei cieli, non ce lo scordiamo.
Metodo significa mettere al centro la relazione personale con il Padre, quotidiana, semplice, fatta di Lampi di preghiera, per cambiare la vita ogni giorno. Ogni giorno possiamo cambiare la nostra vita tesserla con quella del padre, è questo legame che ci aiuta a cambiare.
ALCUNE FINESTRE E PENNELLATE SUL FUTURO
Hanno scordato la porta aperta. Sono partiti senza sparecchiare il tavolo e senza preoccuparsi della porta aperta. Tutto questo ci parla di una “urgenza”. Hanno toccato con mano colui che “fa ardere il cuore”. Quella porta aperta ricorda che ciascuno di noi può diventare una “benedizione” per altri. Il nostro compito è aiutare altri a dire “si può FARE”
I discepoli sono stati folgorati da una speranza che regge addirittura alla morte. Con quella speranza corrono anche nella notte. Con quella speranza affrontano la vita “di corsa”, con “le ali ai piedi”. E finalmente capiscono Gesù. Lui viveva così. Sapeva sporgersi oltre se stesso, con una fiducia totale nel Padre e una smisurata dedizione agli uomini e alle donne. La sua Risurrezione ha “dato ragione” a tale “follia”. Andare oltre se stessi, giocarsi nell’amore, vivere affidandosi al Padre è la strada per vivere davvero.
Concretamente, qualche finestra aperta sul futuro.
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È importante prepararsi al servizio, formarsi umanamente soprattutto, nella storia, consapevoli delle sofferenze dei bambini e ragazzi e soprattutto fiduciosi del loro potenziale per tirare fuori il meglio e sapere che un giorno da lì fiorirà il bene.
- Quando mi chiedono “Cosa deve fare l'azione Cattolica?”
L’AC deve Generare vocazioni, creare un luogo in cui le vocazioni fioriscano e vengano poi custodite, dove le vocazioni si possano fare Sante. Quante vocazioni fiorite qui davanti, quante vocazioni future? Occorre costruire e custodire la vocazione delle Giovani famiglie. - Incontri in cui si vive la Gioia piena, questo ci si aspetta da un incontro con i giovani, risate che rinfrancano l'anima, che ti fanno sentire Amato, perché andare se no?
- Non aver paura di fare fatica, di fallire, di essere pochi, Meno di 12?
La notte del quadro è luminosa, piena di stelle. Mettiamoci il cuore in pace, occorre fare con quello che c'è, senza paura di impegnarsi. L’Azione Cattolica è di chi la fa, di chi ci si mette, intuisce il valore e fa qualcosa per gli altri. - In un contesto organizzato, in una struttura, senza struttura le case non reggono, non si può dare un tetto, una sicurezza, una prospettiva.
Come ha detto di recente mons Giuliodori, “aderire all’Azione cattolica italiana poi è espressione di squisita sinodalità.” Il nostro Progetto formativo dell’Ac (pubblicato nel 2020) poneva ben in evidenza questo tratto sinodale: «È fondamentale interpretare e valorizzare la vita associativa come spazio di sinodalità e occasione di discernimento comunitario. Essa, infatti, è una decisiva esperienza formativa, capace di far maturare le persone nell’esercizio della corresponsabilità» (p. 24). - È tempo di prendersi un impegno, di assumersi la responsabilità di qualcuno che sia anche un po' più lontano da me, dalla mia famiglia, dalla mia parrocchia. Chi tira la carretta? E perché lo fa? Semplicemente per amore di Dio e degli altri. Non mancheranno le volte in cui pregheremo “Signore sono qui, al tuo servizio, perché Lasci che succeda questo?”
- Preti e laici, fratelli. Padri e madri di tanti, a voi assistenti dico grazie! Custodi del nostro rapporto col padre, profumati di vangelo, presenti nella vita di tutti noi a custodire le sofferenze, a consacrare l'amore, felici della vostra vocazione, innamorati degli uomini, grazie. Laici e Preti insieme, con un’idea, intorno all’Eucarestia.
- E don Luigi, siamo stati orfani senza di lui. Mi sono sentito perso, ho pianto come per un nonno.
Ci ha detto con la sua vita che cosa significa essere cristiani adulti. Cosa significa generare la fede nella vita delle persone.
Luigi con il suo sguardo profetico sulla chiesa e il suo amore per l'Azione Cattolica ha sempre rotto ogni conformismo e clericalismo per cui un prete si sente migliore di un marito.
Un esploratore, un prete che sapeva indicare la direzione, innamorato della città degli uomini innamorato dei più strani, più lontani e più giovani.
Gli affidiamo, l'Azione Cattolica di Macerata, nessuno meglio di lui nella comunione celeste la può custodire.
Il discepolo a sinistra si chiede: “Ma chi è costui. Ha un che di familiare. Assomiglia a Lui, ma ovviamente non può essere Lui. La morte non lascia scampo. Oltre la morte non si può andare”. Finalmente iniziamo a vedere il volto di Gesù: il naso, la bocca, la barba, i capelli. Sta per rivelarsi. I discepoli stanno per riconoscerlo. Ha alzato le mani. Fra un attimo farà la benedizione. Ed ecco la meraviglia: le mani hanno una posizione particolare. È la posizione che le mani assumono quando prendi delicatamente fra le mani il volto di una persona per dirle: “Ti voglio bene”.
Questo contesto qui familiare, intorno a un tavolo, in cui senti che Dio ti vuole bene e intuisci che davvero Dio sta in quei ragazzi lì, che davvero cambia le loro vite. É il momento della gratitudine.
• Grazie alla presidenza, scorro i vostri nomi sull'agenda delle presidenze, la scorro e leggo i miei appunti sui pensieri di ognuno di voi, è piena di questo. Il tesoro più prezioso di questi anni, la vita di Fede condivisa,le fatiche e gli impegni da condividere ed estendere. Un cammino bellissimo.
• E poi grazie alle tantissime persone belle incontrate questi anni, ma profondamente. Che siete voi, ma anche tanti altri. Grazie per la fiducia immeritata, è stato bello, davvero bello.
• E grazie al Vescovo, per la sua presenza, per il suo servizio a questa chiesa, per le sue sollecitazioni che abbiamo accolto, obbedienti in piedi. Grazie per la fiducia e la stima all'associazione in questi anni.
• Grazie a Dio che ha suscitato generosità e idee e sostenuto nella fatica tutti noi.
• Grazie alla mia famiglia, che mi ha fatto crescere a pane e AC.
• Grazie a Elena, mia moglie, la scelta degli altri, di essere generosi, che sempre chiede l'Azione Cattolica porta frutti grandi, in 7 anni da giovane senza impegni a marito innamorato è un attimo!
Devi poterlo toccare, Dio, non solo vederlo; devi poterlo toccare quel Dio caldo di carne, devi sentirlo con il cuore e anche di più, con le braccia e la bocca e le orecchie e le gambe e la pelle. (Emmanuel Exitu, Di cosa è fatta la speranza”)
Ecco l’Azione Cattolica è il luogo dove Dio si incontra così.